ROVIGO - Il suo sogno, momentaneamente, l’ha riposto in un cassetto. Lì, pronto a saltare fuori, chissà in qualche altro momento della vita di Andrea Menotti, 28enne rodigino che, 5 anni fa, aveva lasciato Rovigo per trasferirsi a Milano dove era arrivata un’offerta di lavoro nell’ambito dell’immobiliare. In tasca una laurea triennale da consulente del lavoro al dipartimento di Giurisprudenza all’Università di Padova, discutendo la tesi dal titolo “La tassazione dei calciatori professionisti”, con l’obiettivo poi di frequentare il corso per diventare (ecco il sogno) procuratore sportivo. I contatti con la capitale economica d’Italia, Andrea li aveva per una amicizia con Edoardo Vergani, attaccante classe 2001 all’epoca della Primavera nerazzurra (quest’anno ha giocato prima al Pescara in C e poi al Sudtirol in B). Amicizia nata grazie ad un altro polesano, coetaneo di Vergani e compagno nelle giovanili dell’Inter, Alberto Brigati di Pontecchio Polesine, che all’Inter ha fatto le giovanili e che quest’anno ha giocato in serie D a Treviso. Il calcio è la grande passione di Andrea, in particolar modo l’Inter, (ha tatuata sul braccio la firma del capitano del triplete Javier Zanetti), e l’Inter, come nei viaggi dell’immaginario in cui credi prima o poi possa ricollegarsi un puzzle incredibile è tornata a farsi viva a 13.700 chilometri di distanza da Milano, a Perth in Australia. Sotto forma di squadra di calcio che si chiama Inter «perché il club è stato creato a Mont Gambler da italiani immigrati 60 anni fa, quando l’Inter era famosa per le coppe Campioni vinte» dice Andrea.
Ma da Milano all’Australia, com’è stato il passaggio?
«A Milano lavoravo in un’agenzia immobiliare. Ci ero arrivato anche con il pensiero di coronare il sogno di diventare procuratore sportivo, ma le energie principali erano riservate al lavoro che temporalmente mi occupava praticamente tutta la giornata».
Quel che efficacemente uno slogan pubblicitario di qualche anno fa diceva “contro il logorio della vita moderna”.
«Sì, effettivamente è così. Anche se al lavoro non andava male, un giorno la mia ragazza, conosciuta a Milano proprio nello stesso ambito lavorativo, mi ha messo la pulce all’orecchio: perché non andiamo in Australia? Una cosa buttata lì, cui all’inizio non ho dato peso».
Invece è diventata una scelta di vita.
«Una mattina di settembre del 2023, svegliandomi ho detto: organizziamo e partiamo. Ero diventato insofferente alla vita frenetica di Milano. Quando l’ho comunicato al lavoro il manager, pur capendomi, ha provato a rilanciarmi un’offerta perché nel frattempo avevo acquisito una buona posizione in agenzia, ma gli stimoli non c’erano più».
E quindi?
«Ho messo in affitto l’appartamento che nel frattempo avevo comprato e con Carolina dopo aver pianificato le varie tappe siamo partiti destinazione Perth. Abbiamo preso un van-camper usato e girato praticamente tutta l’Australia, facendo svariati lavori, in varie farm, le grandi fattorie, in pub ristoranti, falegnamerie, passando anche per Mount Gambier, nel South Australia dove il datore di lavoro che ci aveva anche ospitato era amico dell’allenatore di questa squadra di calcio che si chiama Inter Club con la quale ho giocato nel loro campionato: era dal 2020 che non mettevo più le scarpe bullonate (aveva giocato al Duomo e col Roverdicrè, ndr)».
A proposito di Inter, nel frattempo è arrivato lo scudetto numero 20.
«Guardavo le partite svegliandomi di notte per il fuso orario, e dopo lo scudetto ho tatuato sul braccio data e lo stemma dell’Inter con le due stelle del ventesimo scudetto».
Per un anno avete visitato praticamente tutta le meravigliose coste australiane.
«Sì, è stato veramente bello ed indimenticabile».
E ora?
«Siamo tornati ad inizio giugno a Rovigo. A settembre ci sposiamo».
E il sogno di diventare procuratore sportivo, rimane nel cassetto?
«Per ora sì, ma mai dire mai. Ho un progetto che mi piacerebbe realizzare qui a Rovigo».
In fondo, i sogni non sono solo desideri lontani o illusioni da rincorrere, ma mappe segrete del nostro essere più profondo. Ci ricordano chi siamo, cosa desideriamo davvero, e dove vogliamo andare. Alcuni si realizzano, altri cambiano forma lungo il cammino, ma tutti hanno un valore. E finché continueremo a sognare, avremo sempre un motivo per andare avanti.