MOTTA L’azienda festeggia i suoi primi 50 anni: «Ma oggi più di ieri è difficile trovare nuove leve che abbiano voglia di imparare il mestiere».
Il simbolo
Speaker della serata è stato Arnaldo Pitton: il sindaco di Meduna infatti è amico di famiglia e lavora in un’azienda a due passi. Pitton con un attestato ha voluto premiare la famiglia Valeri, simbolo del Nord Est operoso ed efficiente. L’Affilatura Mottense ha superato diversi ostacoli nel corso della sua storia. «Ma oggi più di ieri ogni mattina ci alziamo, ci mettiamo l’elmetto e andiamo in prima linea», spiega Marco Valeri, figlio di Primo e Marinella. Marco, senza tanti fronzoli, inquadra una situazione piuttosto particolare. Il lavoro c’è, anche in abbondanza nonostante la congiuntura tutt’altro che positiva. Quello che non si trova è però la manodopera. Pur proponendo contratti a tempo indeterminato e week end liberi, la fuga dal posto fisso in zona industriale è un concetto che si può toccare con mano. Basta ascoltare la testimonianza di Marco.
Qualcosa è cambiato
«Lavoriamo da cinquant’anni in questo settore e in tanti anni abbiamo fatto sacrifici per investire su nuovi macchinari di precisione. Viviamo un periodo economicamente complicato a causa della guerra». Che c’entra l’affilatura con la guerra in Ucraina? «Chiedete ai mobilifici quanti sono i mobili veneti destinati in Russia… Noi lavoriamo con i mobilifici, mettiamo in sesto l’attrezzatura per la produzione del mobile. Da quando è iniziata la guerra, il calo lo abbiamo sentito eccome». Però? «Però il lavoro non manca, grazie al cielo. Anzi, qui il problema è diverso. Non riguarda solo noi, chiaramente. Ma da noi lo sentiamo in maniera particolare: non troviamo personale che abbia voglia di imparare una professione, crescere nel settore. Solo qualche anno fa sembrava impossibile, i ragazzi delle scuole facevano la fila per venire in stage. Oggi, davanti alla porta, c’è solo il deserto».
I profili
«Cerchiamo dipendenti specializzati. Nello specifico periti meccanici. Ma ci dicono che è merce rara. Abbiamo bussato più volte agli istituti scolastici del territorio. Non se ne cava un ragno dal buco - spiega l’imprenditore - Nell’ultimo anno o poco più abbiamo provato cinque operai specializzati. Al posto di avere un contratto a tempo indeterminato, preferiscono le sovvenzioni di disoccupazione, tra l’altro molto meno remunerative. Qui non facciamo turni, l’operaio il sabato pomeriggio e la domenica è libero. Ma questo non basta». E tocca rimboccarsi le maniche: «Mio papà mi aiuta nelle consegne degli ordini, mia mamma cura i rapporti con banche e commercialisti. L’azienda è florida perché si basa su valori familiari. Ma domani»?