Lavoro, non si trovano operai: «Tocca chiedere aiuto ai miei genitori anziani»

L’Affilatura Mottense ha festeggiato il traguardo dei 50 anni: «Ma non troviamo nuove leve che vogliano imparare»

mercoledì 25 settembre 2024 di Gianandrea Rorato
L'IMPRENDITORE MARCO VALERI

MOTTA L’azienda festeggia i suoi primi 50 anni: «Ma oggi più di ieri è difficile trovare nuove leve che abbiano voglia di imparare il mestiere».

Il passato è glorioso ma il futuro, come per tante realtà, non è così semplice insomma. Anche per la Affilatura Mottense che sabato a villa Giustiniani Tono, a Busco di Ponte di Piave, ha festeggiato il traguardo del mezzo secolo di attività. «Il lavoro c’è, ma mancano gli operai» è stato detto durante l’evento dedicato alla storica azienda, nata nel 1974 su inizitiva di Primo Valeri e della moglie Marinella. Si trova in via Lombardia, nel cuore della zona industriale sud di Motta. È specializzata in affilature di ogni tipo. Di fronte a quasi 150 clienti e fornitori dunque grande festa per una delle aziende più “anziane” di Motta.

Il simbolo

Speaker della serata è stato Arnaldo Pitton: il sindaco di Meduna infatti è amico di famiglia e lavora in un’azienda a due passi. Pitton con un attestato ha voluto premiare la famiglia Valeri, simbolo del Nord Est operoso ed efficiente. L’Affilatura Mottense ha superato diversi ostacoli nel corso della sua storia. «Ma oggi più di ieri ogni mattina ci alziamo, ci mettiamo l’elmetto e andiamo in prima linea», spiega Marco Valeri, figlio di Primo e Marinella. Marco, senza tanti fronzoli, inquadra una situazione piuttosto particolare. Il lavoro c’è, anche in abbondanza nonostante la congiuntura tutt’altro che positiva. Quello che non si trova è però la manodopera. Pur proponendo contratti a tempo indeterminato e week end liberi, la fuga dal posto fisso in zona industriale è un concetto che si può toccare con mano. Basta ascoltare la testimonianza di Marco.

Qualcosa è cambiato

«Lavoriamo da cinquant’anni in questo settore e in tanti anni abbiamo fatto sacrifici per investire su nuovi macchinari di precisione. Viviamo un periodo economicamente complicato a causa della guerra». Che c’entra l’affilatura con la guerra in Ucraina? «Chiedete ai mobilifici quanti sono i mobili veneti destinati in Russia… Noi lavoriamo con i mobilifici, mettiamo in sesto l’attrezzatura per la produzione del mobile. Da quando è iniziata la guerra, il calo lo abbiamo sentito eccome». Però? «Però il lavoro non manca, grazie al cielo. Anzi, qui il problema è diverso. Non riguarda solo noi, chiaramente. Ma da noi lo sentiamo in maniera particolare: non troviamo personale che abbia voglia di imparare una professione, crescere nel settore. Solo qualche anno fa sembrava impossibile, i ragazzi delle scuole facevano la fila per venire in stage. Oggi, davanti alla porta, c’è solo il deserto».

I profili

«Cerchiamo dipendenti specializzati. Nello specifico periti meccanici. Ma ci dicono che è merce rara. Abbiamo bussato più volte agli istituti scolastici del territorio. Non se ne cava un ragno dal buco - spiega l’imprenditore - Nell’ultimo anno o poco più abbiamo provato cinque operai specializzati. Al posto di avere un contratto a tempo indeterminato, preferiscono le sovvenzioni di disoccupazione, tra l’altro molto meno remunerative. Qui non facciamo turni, l’operaio il sabato pomeriggio e la domenica è libero. Ma questo non basta». E tocca rimboccarsi le maniche: «Mio papà mi aiuta nelle consegne degli ordini, mia mamma cura i rapporti con banche e commercialisti. L’azienda è florida perché si basa su valori familiari. Ma domani»?

Ultimo aggiornamento: 20:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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