VIGONZA (PADOVA) - Il caso degli attentati incendiari a Vigonza è finito a processo e ieri mattina si è tenuta la prima udienza. Quattro gli imputati che, secondo l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Francesco Lazzeri, tra maggio e settembre del 2024 avrebbero terrorizzato via Rigato. Silvano e Teo Arcolin, padre e figlio difesi dall'avvocato Pierluigi Tornago, e le rispettive mogli Rosetta Maschio (avvocato Tornago) e Beatrice Zaramella (avvocati Ernesto De Toni e Valentina Bassan), dovranno difendersi dai reati, contestati loro a vario titolo, di atti persecutori, incendio doloso e resistenza a pubblico ufficiale.
L'inchiesta
Silvano e Teo Arcolin, padre e figlio di 67 e 35 anni, collaboratori familiari della ditta di trasporti Rosetta Maschio di Vigonza, secondo l'accusa sarebbero gli autori di due attentati incendiari in via Rigato, la notte del Primo maggio quando andarono a fuoco le auto della famiglia del capo ufficio Tecnico del Comune, il geometra Enzo Ferrara e il 16 settembre con il rogo a casa della famiglia Brugiolo. Oltre a una serie di minacce e persecuzioni nei confronti di sei famiglie residenti in via Rigato. I due sono stati incastrati grazie alle numerose intercettazioni telefoniche: in più di una occasione gli inquirenti hanno potuto ascoltare frasi come «A quello gliela facciamo pagare». Inoltre avrebbero parlato di quando e come appiccare gli incendi arrivando anche a minacciare il sindaco Gianmaria Boscaro, a sua volta finito sotto protezione notturna. Gli approfondimenti dei carabinieri avevano preso il via con l'incendio delle auto a casa del geometra Ferrara, riunendo in un unico fascicolo le denunce presentate dai residenti della strada e dallo stesso Comune.
Le indagini
Negli esposti si raccontava di minacce, pedinamenti con l'auto, richieste di confronto mosse da padre e figlio, così come delle due donne. Più volte Beatrice Zaramella e Rosetta Maschio avrebbero molestato le famiglie di via Rigato con le quali erano in rotta per un terreno. L'accelerata decisiva è arrivata con le intercettazioni nelle quali per l'accusa sono chiari i riferimenti all'attentato nei confronti del geometra. L'analisi delle celle telefoniche ha poi mostrato come la notte tra il 30 aprile e l'1 maggio padre e figlio si fossero sentiti al cellulare, che si trovava in una zona non distante da via Rigato. Modalità ripetute quasi identiche nelle ore a cavallo tra il 15 e il 16 settembre quando sono state incendiate le auto della famiglia Brugiolo la cui proprietà confina con l'area utilizzata dalla Rosetta Maschio per il deposito dei propri tir.