PADOVA - L’ex numero uno della sanità veneta, Domenico Mantoan 68 anni, di Brendola in provincia di Vicenza, è stato rinviato a giudizio per il reato di falsa testimonianza. L’11 febbraio dell’anno prossimo, affiancato dal legale Piero Longo, dovrà comparire davanti al giudice Vittoria Giansanti del Tribunale monocratico di Padova.
L’accusa, mossa dal pubblico ministero Sergio Dini titolare delle indagini, è strettamente legata con il processo di primo grado al professore Massimo Montisci per la morte di Cesare Tiveron: le condanne al medico legale in primo e secondo grado sono poi state prescritte come decretato dai giudici della Corte di Cassazione.
L’incidente
Il pensionato Tiveron, il 13 settembre del 2016 in via Gattamelata a Padova, davanti alla sede dello Iov (Istituto oncologico veneto), in sella al suo scooter si scontrò con la Fiat Bravo di proprietà della Regione, guidata da Giorgio Angelo Faccini (patteggiò un anno e due mesi per omicidio stradale) e con a bordo proprio Domenico Mantoan, l’allora direttore generale della sanità veneta che oggi, dopo le dimissioni da direttore generale dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (Agenas), ricopre la carica di amministratore delegato dell'ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda. L’autopsia sul corpo del 72enne era stata eseguita da Montisci, che aveva messo in luce come la causa del decesso del pensionato non fosse stata la diretta conseguenza dell’incidente stradale, ma la dissecazione dell’aorta. Ed è qui che la Procura ha contestato al professore il favoreggiamento nei confronti dell’autista Faccini. Montisci, come ha ripetuto in aula l’accusa, si era accreditato per eseguire l’autopsia sul 72enne con l’unico scopo di favorire proprio l’amico Mantoan.
Il dibattimento
Durante il dibattimento era stato sentito come testimone Mantoan che, secondo l’accusa, avrebbe affermato il falso negando di non avere avuto contatti telefonici con un giornalista e tanto meno di avergli detto che Tiveron era stato coinvolto in un incidente stradale nell’auto della Regione Veneto in cui si trovava come passeggero e che era deceduto per un malore. Insomma, secondo la Procura, l’ex numero uno della sanità veneta avrebbe avuto l’unico scopo di fare passare a mezzo stampa quel decesso di fatto come una casualità. Domenico Mantoan, raggiunto ieri al telefono, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Gli altri imputati
Altre due persone dovranno comparire insieme a Mantoan davanti al giudice monocratico per falsa testimonianza, sempre legata alla morte del pensionato di 72 anni. Si tratta dell’allora maresciallo dei carabinieri in forza alla sezione di polizia giudiziaria della Procura Domenico Sartorio, 62 anni di Battaglia Terme (Padova), e difeso dall’avvocato Ernesto De Toni. Secondo l’accusa il militare durante il dibattimento, in qualità di testimone, avrebbe negato di essere stato direttamente lui, e non l’allora pubblico ministero di turno Vartan Giacomelli, a chiedere al medico legale Montisci di effettuare gli esami tossicologici sulla salma di Tiveron. Infine è imputato per lo stesso reato anche il medico Ferruccio Cervato, 67 anni di Arzignano (Vicenza) e difeso dal legale Gianfranco Magnabosco. Sempre secondo l’accusa, durante il processo di primo grado per il caso Tiveron nello sviluppo delle prove raccolte sull’autopsia al pensionato, avrebbe affermato il falso circa la genesi della società denominata Morfolase (uno spin-off dell’Università di Padova) di cui era socio insieme al professor Montisci e al professore Santo Davide Ferrara, affermando di avere preso l’iniziativa di contattare quest’ultimo. Una dichiarazione secondo l’accusa non vera, perché il 67enne non avrebbe mai conosciuto Ferrara e nessuno glielo avrebbe mai presentato tanto meno Mantoan.